Dagli Afterhours ci si aspetta sempre tanto e per fortuna non ci deludono mai.
Questo disco è la risposta alle tante schifezze (spesso straniere) che ci vengono proposte in patria dai media.
Sembra un discorso banale ma, fateci caso, un gruppo italiano è sempre visto come inferiore rispetto ai colleghi stranieri (soprattutto se inglesi o americani). Poi non lamentiamoci se all’estero ci conoscono solo per le canzoni napoletane o per i soliti Ramazzotti, Pausini, Zucchero ecc (senza voler togliere nulla ne ai cantanti partenopei ne ai cantanti citati), ma il primo scoglio che devono superare i nostri eroi è il pubblico italiano, troppo troppo esterofilo. Chiusa questa parentesi, parliamo del cd.
Manuel Agnelli e soci si superano come sempre, regalandoci ad ogni nuova uscita qualche novità senza perdere di vista il loro marchio di fabbrica. Molto più vicino a Quello che non c’è piuttosto che alle altre loro produzioni, gli unici legami ai “vecchi” Afterhours sembrano essere Chissà com’è (dal piglio rock con il violino a farla da padrone) e Il sangue di Giuda. Per il resto i toni sono particolarmente cupi, come del resto le liriche (il tema centrale sembra essere la droga e un pessimismo di fondo) ma non mancano le esplosioni di rabbia di E’ la fine la più importante (quasi tribale l’attacco, ritmiche serrate, voce filtrata e chitarre davvero corrosive). Spiccano su tutte La sottile linea bianca (che apre il disco), Ballata per la mia piccola iena (cinica come non mai) e la Vedova Bianca (l’allusione alla cocaina sembra evidente, ma nulla è come sembra con gli Afterhours).
La mia preferita è Male in polvere, canzone dolcissima ma dal testo particolarmente evocativo e surreale, sicuramente non una ballad! Un disco crepuscolare, buio, talmente scuro da non far filtrare neanche un piccolo spiraglio di luce (anche la copertina la dice lunga): chissà cosa ispirerà così profondamente il nostro Manuel (coadiuvato, bisogna ricordarlo, dal grande Greg Dulli dei Twilight Sister, ex Afghan Whigs) ma speriamo che continui per sempre.
In questi giorni è uscita anche la versione inglese del disco, non ci resta che augurare ai nostri di ritagliarsi anche all’estero lo spazio che meritano.
Il solito consiglio: comprate il disco, ne vale la pena!!!
ZM
2 commenti:
Non ho mai approfondito la conoscenza degli afterhours.. purtroppo! Ma non è mai tardi per cominciare.. no?!
Certo!Anzi...devi recuperare il tempo perso!!!
ZM
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