24 marzo 2006

R.E.M. - AUTOMATIC FOR THE PEOPLE (1992)

E' un po’ contro lo stile dei puristi della musica cominciare a recensire un gruppo come i R.E.M. affrontando una delle opere più mature e complete dei quattro di Athens, arrivata sulla scena musicale solo il 2 ottobre del 1992, quando il faraonico contratto con la Warner Bros. stava cominciando a dare i suoi frutti (commerciali, ben lungi dall’inizio underground tipico dei primi album di Stipe & co.).Per chi segue i R.E.M. basta la data sopracitata per capire che si tratta di <<Automatic For The People>>, vero capolavoro degli anni novanta, forse giudicato il miglior album di sempre del gruppo: coerente, malinconico, solenne ma mai noioso, a tratti struggente, in una parola meraviglioso; è una lezione di musica popolare americana, un omaggio alle radici classiche. Il tema di fondo che pervade tutto il disco è la morte, insieme con altri cliché del rock come la crescita verso la maturità e l’avventura, qui rappresentati insieme in un ironico viaggio lungo la Route 66 personale della band. Un aneddoto curioso è proprio legato al titolo, dove viene riportata la risposta che Dexter Weaver, ristoratore specializzato in cucina afroamericana di Athens, è solito dare ai clienti: “Automatic!”. L’lp ha venduto oltre 8 milioni di copie in tutto il mondo, corredato da 3 dischi di platino nel Regno Unito, e già dalla facciata A, denominata <>, si comprende il perché. Tutto il disco è un viaggio nel tempo e nello spazio degli Stati Uniti, ma è un viaggio fra l’irreale e gli Immortali, e comincia con il primo singolo, Drive, guida, in una strada piena di false uscite: Stipe canta in modo ripetitivo, l’effetto eco rende subito evanescente la voce, come non dovrebbe capitare in una hit single, eppure lo è diventata. Subito. L’inizio è pervaso da arrangiamenti orchestrali e un’insolita fisarmonica di Mike Mills completa il quadro, poi entra in scena la chitarra di Peter Buck, una vera esplosione elettrica…ascoltatela anche nella versione più hard presentata durante il Monster Tour del 1995.Try Not To Breathe, ovvero Stipe sedotto dalla morte: è sinfonica, con richiami folk irlandesi, bella, con un ritornello che lascia senza fiato anche per la sua lunghezza, oltre ad un ordine ed una domanda insieme, recitati di seguito “Baby don’t shiver now, why do you shiver?” che lasciano una serie di punti di sospensione alla composizione; anche qui c’è un assaggio di elettricità lasciata dalla chitarra di Peter tra una strofa e l’altra. Ecco poi arrivare i R.E.M. che non ti aspetti, ironici, goliardici, che scherzano con i Tokens e realizzano una parodia di una canzone popolare oggi rispolverata da un noto spot pubblicitario. Si parla di The Sidewinder Sleeps Tonite, espansiva, quasi ridicola nei cori iniziali, ma dotata di una carica impressionante e zeppa di citazioni di ogni genere, come il celebre riferimento al Gatto nel Cappello e alle favole del Dr. Seuss. La quarta traccia è la celebre ballata Everybody Hurts, scelta dalla Warner come 4° singolo senza particolari promozioni, che a sorpresa salì al 7° posto nelle UK charts, contribuendo alla risalita dell’album stesso. In pieno stile Moody Blues, pop sinfonica, con pezzi d’orchestra a rinforzo, esalta la vena afflitta di Stipe, che la interpreta magistralmente. Dolce e struggente, è un brano assolutamente inedito nella discografia del gruppo prima di allora, ed un clone si troverà nell’album successivo, dove proprio non lo si aspettava: si tratta di Strange Currencies.Segue un breve brano strumentale, la piacevole New Orleans Instrumental No. 5, per concludere la facciata con Sweetness Follows, gran ritmo, poco divertimento se si pensa ai contenuti, ma davvero una grande canzone, recentemente risentita nel momento cruciale del film Vanilla Sky di Cameron Crowe, interpretato da Tom Cruise. L’ambientazione di queste ultime due tracce è complessa, densa e quasi confusa, che contribuisce a farle entrare in un’atmosfera da musica da camera, ma a mio avviso la melodia non manca ed è molto elaborata.La side B, <>, sembra un po’ più positiva dell’altra, ma si tratta di un’impressione: si parte con Monty Got A Raw Deal, dove il protagonista è Montgomery Clift. Un inno a non perdere tempo (e vita) per il cinema, il tutto contornato da mandolini e fisarmoniche, condito poi dai cori tipici della band. Lo Stipe politico non ha effettuato ancora proclami o arringhe…siete contenti? Allora arriva Ignoreland, potente, con una batteria incalzante di Berry, tesa nella melodia fino ad un ritornello che sembra un inno, soffocante con chitarre ben in evidenza, immancabili cori finali…forse è l’unica che non invita ad ascoltarla subito un’altra volta.Per tornare a tempi più lunghi ecco Star Me Kitten, meglio senza censura, Fuck Me Kitten, tastiera in primo piano, inebriante, forse un tantino kitsch, ma senz’altro una delle migliori dell’album. Il ritmo è sempre lo stesso, forse più incalzante, nella successiva Man On The Moon, Michael descrive i suoi sogni (o forse i suoi incubi??). Il ritornello è arrangiato in modo strano, ma coinvolge, e non poco. Si tratta di un viaggio paragonabile a quello di Dante nell’Aldilà: i personaggi citati sono tutti illustri scomparsi: Sir Isaac Newton, Mosè, Charles Darwin, Fred Blassie, Elvis Presley. Stipe è accompagnato da Andy Kaufman, novello Virgilio. è un singolo meraviglioso che ha contraddistinto l’album come un distintivo su una divisa. Peter Buck ricorda quando fu composta a Seattle: Stipe finì la canzone in un giorno ed il risultato era quasi completo alle prime prove: stupefacente non averla dovuta rivedere prima del missaggio. Per chiudere due ballate sentimentali e melodiose, l’emozionante Nightswimming che rievoca il classico stile del disco e l’ultima e strepitosa Find The River, dove ritorna la risacca, l’undertow, tanto cara a Michael Stipe nei versi tanto dolci quanto fantasiosi. Conclusione degna di un capolavoro, è il ritorno alle radici, alla Backwater Culture del gruppo, una cartolina dell’America centro occidentale e del sud senza precedenti. Automatic For The People termina così. Dite la verità: non avete voglia di riascoltarlo??

Recensione a cura di Marco

5 commenti:

Ufficio Stampa ha detto...

Pure la radio!?!
A quando il caffè?
Supersaluti
Luciano

Anonimo ha detto...

venerdì al Primopiano musica live con gli Absolute.
io penso di esserci,se passi ci vediamo.
Giamma

Ufficio Stampa ha detto...

Ciao carissimo, sabato e domenica a San Demetrio - CAMPIONATI REGIONALI STRADA DI PATTINAGGIO - fatti vivo se puoi.
Salutoni
Luciano

In_the_Nino ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
In_the_Nino ha detto...

album che definire magnifico è dir poco... "man on the moon" e "everybody hurts" sono tra i miei pezzi preferiti di sempre. Insieme a "new adventures in hi-fi" sicuramente il migliore disco dei R.E.M.