09 marzo 2006

SNAPCASE - END TRANSMISSION (2002)

Si dice che il disco della svolta sia il terzo; invece per questi cinque ragazzi di Buffalo il cambiamento è arrivato con questo che è il loro quarto lavoro. Dopo aver devastato i cervelli di ogni amante del genere, dopo essersi rosicchiati un loro spazio in mezzo alla marea di gruppi cloni new-school tanto cari ai blasonati adolescenti americani, sembra essere venuto il momento di imprimere un nuovo spessore e nuove direzioni al suono di quello che è considerato uno dei migliori gruppi hc di sempre. Un gruppo che gente come gli At the drive in possono solo guardare dal basso verso l’alto. Certo coloro i quali erano stati svezzati da “Lookinglasself” e cresciuti con “Progression Throug Urlearning” continuamente nelle orecchie, come emblema della dinamicità e della rabbia contro lo svolgersi ordinato del quotidiano, male accetteranno questo “End Trasmission” che, pur non perdendo il groove di sempre, inizia a giocare con suoni nuovi e nuove atmosfere. Gli Snapcase avrebbero potuto continuare con il loro stile consolidato, che già nel secondo disco si era dotato di suoni davvero invidiabili ottenendo così risultati di discreto riscontro sul mercato, invece no! Dopo una decade di militanza sulle scene underground di tutto il mondo che gli ha fruttato un EP e tre dischi, alla larga dalle tentazioni del music business, la rabbia e la voglia di saltare si è trasformata in qualcosa di più maturo, che in brani come “A Synthesis of Classic Forms” si tinge di colori più scuri e si dilata notevolmente fino a esplodere nel finale, rispetto a uno standard che faceva di ogni canzone un messaggio breve ma diretto. L’animale sta cambiando pelle, eppure le somiglianze con un passato recente ci sono tutte: l’eredità post helmettiana è ancora avvertibile in brani come “Coagulate”, “Believe, Revolt”, dove le chitarre la fanno da padrone, la batteria impazzita cassa-rullante le insegue e la voce inconfondibilmente urlata sarebbe capace di scuotere persino un vegetale; tuttavia in questo nuovo episodio della saga Snapcase un pianoforte spesso si inserisce (“Cadence”) ispessendo le trame che sono state per definizione sempre semplici, ma non per questo meno coinvolgenti, e regalandoci momenti introspettivi che fanno così la loro comparsa per poi lasciare spazio ai travolgenti riff noise dove i nostri mostrano le unghie. Un disco più maturo che cerca di elevarsi a pensiero impegnato ma che non vi riesce ancora del tutto. Si evolve, perciò, la forma ma il messaggio è sempre lo stesso: “REVOLT”! Ma guai a pensare al solito motivetto alla “back to school” che ci fa solo sorridere: questa è una rivolta personalissima, qualcosa di più profondo, una battaglia apolitica che ognuno di noi combatte contro valori sbagliati e che ci spinge a non accontentarci mai, alla larga dal questo sistema che ci imbriglia e ci spersonalizza; messaggio accostabile a quello degli indimenticati RATM dei quali i nostri mostrano di conoscere l’irruenza e la forza esplosiva. Un messaggio che suona ancor più attuale visti i venti di guerra che soffiano sul mondo e l’inettitudine di quelli che ci comandano. E con quest’ultima fatica gli Snapcase rispondono col solito groove compatto e robusto ma questa volta contaminato, a sprazzi con cadenze tipo Fugazi, risultando spesso più melodici, più riflessivi e meno irruenti del passato, per quanto la componente hardcore venga appena ridotta, lungi dall'essere completamente sacrificata sull'altare della pacatezza. Il mondo cambia e anche la musica si evolve, a voi la scelta: uno dei tanti gruppi clone, sempre uguale a se stesso, o il nuovo che avanza? se non ve la sentite non provateci neanche....end transmission.

Recensione a cura di Tom

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lunedì, 6 marzo 2006, una data che non dimenticheremo, una data che ci ha strappato via uno dei nostri amici più cari. Mimmo, conosciuto da tutti come Psycho, ci ha lasciati. Non c'era persona, in tutto il paese, che gli volesse male: il suo altruismo, la sua passione per la musica, il suo amore per i bambini più disagiati e per gli animali ai quali dedicava la maggior parte del suo tempo, il suo avere un sorriso per tutti. Ogni cosa di lui lascia dentro di noi un vuoto incolmabile. Chi lo ha conosciuto difficilmente riuscirà a dimenticarlo, a coloro ai quali questo nome non dice niente ci saremo noi a ricordare quanta bontà c'era in questo ragazzo che amava godersi la vita, quella vita che ha dedicato agli amici e che troppo ingiustamente gli è stata tolta. Trentun'anni per crescere, un attimo per andar via. Occuperai sempre uno dei primi posti nel nostro cuore e, nel nostro piccolo, cercheremo di portare avanti, insieme a tuo fratello Carlo, il lavoro che insieme avevate iniziato a fare per tutti i piccoli in difficoltà, è la mia e la nostra promessa. Non ti dimenticheremo Psycho, sei stato una persona speciale, sarai per noi un punto di riferimento, ci manchi tanto. Venerdì, 10 marzo 2006, da Ginosa, Taranto, Costa Jonica, con il cuore a pezzi dal dolore, gli amici di Mimmo.

zuccameravigliosa ha detto...

Un abbraccio forte forte alla famiglia di Mimmo e a tutti gli amici di Ginosa.
ZM